Apprendiamo con stupore e rammarico che la Giunta della Provincia di Cremona, su proposta del Presidente Salini, ha deciso di disdire l’adesione alla Rete Re.A.Dy (Rete Nazionale delle pubbliche amministrazioni anti-discriminazioni per orientamento sessuale ed identità di genere).
È incomprensibile come la Provincia di Cremona, abbia potuto fare un gesto simile, uno schiaffo ai tanti ragazzi che non hanno trovato altra fuga dalle discriminazioni a cui erano sottoposti se non il suicidio, alle tante persone che subiscono discriminazioni sul posto di lavoro e a coloro ai quali a causa del proprio orientamento sessuale è negato il diritto di costruirsi una vita normale.
Questo atto della Provincia di Cremona è un sopruso gratuito che, associato alle altre prese di posizione su temi etici e religiosi da parte del Presidente Salini, nell’imminenza delle elezioni Europee assume uno sgradevole sapore di propaganda elettorale fatta sulla pelle delle persone, di una minoranza che già di per sé non gode di alcun diritto e alla quale ora la Provincia comunica perfino il proprio disinteresse riguardo alle tutele da atti discriminatori.
La Provincia di Cremona compie un gesto senza precedenti, dato che si tratta della prima pubblica amministrazione Italiana a lasciare la Rete Re.A Dy dall’atto della sua fondazione nel 2006. l’Adesione non comportava alcun onere per la Provincia, e nessun obbligo particolare ed infatti ad oggi l’Amministrazione Provinciale non aveva dato corso a nessuna politica specifica anti-discriminazioni, ma il Presidente Salini e la Giunta hanno voluto fare un atto politico indegno, al solo scopo di trarne beneficio elettorale, senza capire che le discriminazioni da orientamento sessuale non colpiscono solo una minoranza sconosciuta e lontana, ma possono colpire amici, figli, fratelli e conoscenti omosessuali, e chi come il Presidente Salini ha dei figli dovrebbe, proprio per il loro bene, capirlo meglio e più di altri, sempre se non si dia per scontato che omosessuali siano sempre e solo i figli degli altri e che non siano degni di tutela.
Non possiamo accettare che il territorio in cui viviamo balzi alle cronache del Paese come provincia più omofoba d’Italia, pertanto scriveremo a tutti i Sindaci della Provincia di Cremona, chiedendo loro di dare un segnale forte di netta contrarietà a questo atto della Giunta Salini, aderendo alla Rete Re.A.Dy, unendosi ai Comuni di Cremona e di Crema che già da anni ne fanno parte.
Saremo ancora più convintamente in piazza Stradivari Domenica 9 marzo dalle 17.00 alle 18.00 per dire no all’omofobia, da parte delle Sentinelle in Piedi e da parte, purtroppo, dell’Amministrazione Provinciale di Cremona.
Gabriele Piazzoni – Presidente Arcigay Cremona “La Rocca”
Comunicato stampa sul sito Arcigay Nazionale.
Discriminazioni, Provincia Cremona esce dalla Rete Re.A.Dy. Romani (Arcigay): “Gravissimo. Così Salini ci dichiara il suo nulla di fatto”
Bologna, 7 marzo 2014 – “Un atto sorprendente, di una gravità inaudita. Una strumentalizzazione a fini elettorali argomentata con superficialità e disprezzo”. Flavio Romani, presidente di Arcigay, si scaglia contro il presidente uscente della Provincia di Cremona, Massimiliano Salini, che assieme alla sua Giunta ha disposto l’uscita dell’ente dalla Rete Re.A.Dy contro le discriminazioni per identità di genere e orientamento sessuale. “A fine corsa – attacca Romani – Salini e i suoi assessori scelgono questo modo squallido per presentare il proprio bilancio a somma zero in tema di lotta alle discriminazioni. E infatti Salini, nelle sue dichiarazioni, si mostra addirittura sollevato perché la rete (cioè, a Cremona, la Provincia) non ha ‘svolto una particolare attività nel nostro territorio’. Insomma, ha fatto solo la sentinella per cinque anni il presidente Salini, fermo e in piedi, e continuerà a farlo domenica in piazza, partecipando alla manifestazione delle Sentinelle integraliste, la lobby radicale della religione cattolica, l’equivalente di quei movimenti fanatici che in tutto il mondo spingono i Paesi verso leggi liberticide, campagne persecutorie e vere e proprie guerre civili. Salini d’altronde ha bisogno di scendere in piazza per costruire il consenso per le prossime europee verso le quali pare essere proiettato, lui che dai tempi dello staff di Formigoni, passando per municipalizzate e enti inutili, non ha mai smesso l’abitudine allo stipendio pubblico. Oggi però Salini tocca il fondo e sceglie, per soddisfare il suo carrierismo, di distruggere uno strumento importante per la cresciuta di un territorio. Un atto selvaggio di propaganda bieca, il biglietto da visita deplorevole di chi non ha di meglio da mostrare”.