O come Omosessualità

L’Enciclopedia medica redatta dalla Fondazione Veronesi e distribuita dal Corriere della Sera offre una definizione particolarmente infelice di omosessualità. Arcigay ha provveduto ad inviare al prof. Veronesi e al dott. Mieli una nota al riguardo, a cui sono seguite le scuse del Professore. Pubblichiamo la nota inviata dal Presidente Nazionale, la risposta del Prof. Veronesi, ed il testo pubblicato sull’enciclopedia alla voce Omosessualità.


Caro Presidente,
ricevo la Sua lettera del 14 giugno e voglio ringraziarLa per quanto mi fa partecipe.

Le lettere di segnalazione o lamentele scritte dai vostri associati hanno ragione d’essere. Ho riletto con attenzione le definizioni riportate sull’Enciclopedia Medica alla voce “Omosessualità” e non mi posso che trovare d’accordo con quanto da Lei espresso. Alcune citazioni riportate mancano della scientificità necessaria quando si riporta di salute in un testo divulgativo che deve invece caratterizzarsi per la chiarezza, per la veridicità e l’obiettività. Alcuni concetti necessitavano di più ampie discussioni, affinché non si generassero confusioni, disorientamento, e non fossero riportate opinioni, più che definizioni, datate com’è accaduto.

Mi scuso con Lei e con tutti gli Associati se quanto apparso sul testo possa avere leso o arrecato danno alle vostre persone. Sarà nostra premura prendere le misure necessarie affinché in futuro non debbano verificarsi simili situazioni.
Con la più viva cordialità, creda nella mia stima.
Suo,
Umberto Veronesi


Riteniamo grave che temi assolutamente trasversali, quali l’astinenza sessuale, la sessualità svincolata dalla procreazione, l’influenza dell’ambiente sui comportamenti sessuali e la fantasia nel rapporto sessuale, vengano declinati solo in termini omosessuali, finendo così per determinare una sorta di carattere intrinsecamente ‘anomalo’ e ‘disequilibrato’ di tale orientamento sessuale.

L’omosessualità viene così ad essere, secondo gli autori, il ‘patologico’ da spiegare (e curare).

A conferma di ciò, evidente è la disparità di trattamento in fatto di spazio dedicato allaspiegazione scientifica riservata all’eterosessualità, che viene infatti definita in sole tre righe (corredate da una fotografia alquanto semplicistica): “Attrazione sessuale per un soggetto del sesso opposto; ad essa si contrappone l’omosessualità. L’eterosessualità è l’unica forma disessualità efficace a scopo riproduttivo, e pertanto è considerata normale in senso biologico” –ovvero 225 battute vs. 5.239.

Altrettanto inammissibile è secondo noi la confusione, pervasiva in tutto il discorso,tra orientamento sessuale, identità di genere e ruolo sessuale. Assolutamente parziale appare, infine, l’interpretazione data alla nota vicenda della derubricazione dell’omosessualità all’interno del DMS (“Nel 1973 l’American PsychiatricAssociation eliminò l’omosessualità dalle categorie diagnostiche di disturbo mentale poiché non in tutte le culture e subculture viene considerato un aspetto patologico”), ancor più partigiana vista peraltro la totale assenza di riferimenti alla fondamentale posizione in materia della principale autorità sanitaria mondiale – l’OMS – che il 17 maggio 1991 ha dichiarato:L’omosessualità è una variante naturale del comportamento umano”.

Per tutti questi motivi, e considerando soltanto la voce ‘omosessualità’, noi crediamo che il Vostro Dizionario medico non abbia adempiuto alla sua funzione di diffusione della cultura scientifica, ma che abbia invece avallato alcune specifiche idee che, pur facendo parte del dibattito esistente, non lo rappresentano né in toto né nelle sue conclusioni ufficiali attuali – al contrario, una serie di organizzazioni scientifiche di assoluto rilievo, come ad esempio l’American Psychological Association, le considera illegittime, deontologicamente discutibili e psicologicamente dannose.

Siamo molto dispiaciuti per l’accaduto, che immaginiamo essere frutto di un incidente e non certo espressione dalle Vostre opinioni in merito.  Tuttavia, data l’ampia diffusione della pubblicazione, Vi invitiamo a ragionare sulle iniziative da intraprendere insieme per dare adeguata pubblicizzazione ad una presa di distanza della Fondazione Veronesi e del Corriere della Sera dai contenuti in oggetto.

Confidando in una Vostra risposta positiva, vi invio i miei più Cordiali saluti

Sergio Lo Giudice – Presidente nazionale Arcigay  


Dal recentissimo Dizionario Medico pubblicato dal Corriere della Sera e redatto dalla Fondazione Veronesi

OMOSESSUALITÀ

Attrazione erotica esclusiva o preferenziale per soggetti del medesimo sesso. Alcuni soggetti tendono a creare un legame stabile, anche sentimentale, con il partner, con impegno talora di fedeltà, coabitazione ecc.; ciò non si verifica in altri soggetti, che tendono a moltiplicare gli atti sessuali con caratteri assolutamente occasionali.

In base al comportamento si distinguono: soggetti esclusivamente omosessuali, che provano indifferenza o repulsione per l’altro sesso, e ricercano e raggiungono l’eccitazione sessuale solo con individui dello stesso sesso, conseguendo l’orgasmo con tecniche differenti; soggetti con comportamento bisessuale, che hanno la possibilità di ottenere l’eccitamento sessuale fino a raggiungere l’orgasmo con un partner del medesimo sesso o di quello opposto (generalmente però si ha la prevalenza della componente omosessuale o di quella eterosessuale ); soggetti astinenti, che riescono a controllare il loro istinto almeno sul piano comportamentale, pur abbandonandosi eventualmente a fantasie erotiche di tipo omosessuale.

Nelle varie edizioni del DSM-IV (Vedi PSICHIATRIA) si può osservare una progressiva depatologizzazione del fenomeno, comprese le forme egodistoniche: infatti, nel 1973 l’American Psychiatric Association eliminò l’o. dalle categorie diagnostiche di disturbo mentale poiché non in tutte le culture e subculture viene considerato un aspetto patologico. Brown (1995) esclude da criteri clinici significativi il soggetto che presenta un orientamento di genere verso il proprio sesso in assenza di disfunzione e/o persistente e marcato disagio.

Nelle coppie omosessuali è classico distinguere un soggetto attivo con ruolo maschile e uno passivo con ruolo femminile, ma la distinzione è superficiale e non sempre valida; piuttosto, sia nella o. maschile sia in quella femminile l’erotismo del soggetto maschile sarebbe caratterizzato da direttive di “conquista”, quello dell’elemento femminile dalla “dedizione”.

I tipi di coppia più frequenti nella o. maschile, ma che si ritrovano meno nettamente anche in quella femminile, sono quelli del soggetto con direttive erotiche maschili, che ne ama un altro con le stesse direttive, ma con caratteri fisici femminili, oppure del soggetto con direttive erotiche maschili che ne ama uno con direttive femminili, oppure del soggetto con direttive femminili che ne ama un altro con direttive e corpo virili.

L o. può essere favorita dall’androginia (presenza nell’uomo di caratteri fisici femminili) e dalla ginandria (presenza nella donna di caratteri fisici maschili). Alcuni studi suggeriscono che fattori di tipo biologico possono avere un ruolo nell’insorgenza dell’o. basandosi, in particolare, su teorie genetiche, costituzionali, endocrinologiche ed etologiche. È stato, ad esempio, ipotizzato che il tasso di androgenisia più basso nel SNC dei maschi omosessuali. Inoltre, è stata osservata un’incidenza più elevata tra gemelli omozigoti rispetto ai dizigoti. L’o. può essere occasionale (o. da situazione) come si verifica in carceri, caserme, collegi, seminari, campi di concentramento; in questo caso il comportamento anormale è legato a circostanze ambientali, talora in associazione ad altri fattori (personalità ancora immatura dell’adolescente, ebbrezza alcolica ecc.). All’infuori di queste situazioni il soggetto ridiventa eterosessuale, pur potendo mantenere una bisessualità, che in tal caso forse preesisteva.

Vi è poi una o. genuina (o costituzionale) in cui la psicosessualità è del tutto invertita (inversione sessuale): questi soggetti hanno un comportamento esclusivamente omosessuale.

Vi sono poi una o. nevrotica, che è quella soprattutto di soggetti timidi, emotivi, insicuri, che hanno eventualmente provato degli scacchi nei rapporti fisici o sentimentali con l’altro sesso, ed infine una o. psicotica, in cui il comportamento omosessuale non è che un sintomo della malattia mentale (schizofrenici, idioti, dementi senili).

La psicoanalisi distingue una o. latente e una manifesta. La o. latente sarebbe normale epresente in ogni persona adulta quale strascico e ricordo della giovanile fissazione amorosa su di un oggetto dello stesso sesso. In tal senso l’o. è da collegarsi generalmenteal complesso edipico. Nel caso di una figura genitoriale estremamente autoritaria che non permetta l’identificazione con un individuo dello stesso sesso, avverrebbe talvolta, per esempio nel caso del maschio, una assunzione delle caratteristiche femminili che permettano una conquista indiretta dell’amore del padre. Originariamente Freud non considerava l’o. una malattia mentale, ma una variante della funzione sessuale prodotta da un certo arresto dello sviluppo sessuale con mancato superamento della fase edipica: il comportamento omosessuale era caratterizzato dalla presenza di un’intensa attrazione per la madre associala a una distante figura patema, da una regressione alla fase narcisistica dello sviluppo e dal desiderio di identificazione del ragazzo con l’oggetto negato (la madre). Nell’o. femminile, secondo Freud, la causa sarebbe da ricercare nel complesso di castrazione in associazione a conflitti edipici non risolti. L’o. latente viene spesso sublimata.

ETEROSESSUALITÀ

Attrazione sessuale per un soggetto del sesso opposto; ad essa si contrappone l’omosessualità. L’eterosessualità è l’unica forma di sessualità efficace a scopo riproduttivo, e pertanto è considerata normale in senso biologico. L’eterosessualità è l’attrazione e quindi la preferenza sessuale verso individui dell’altro sesso.