Egregio direttore de “La Provincia”,
vorrei dire al signor Araldi che l’identità sessuale è costituita da diverse componenti: il sesso biologico, l’identità di genere (il senso psicologico di sentirsi maschio o femmina), i ruoli di genere (l’adesione a norme culturali e comportamentali dell’essere femmina o maschio), e l’orientamento sessuale, che non è una scelta a differenza del comportamento, il quale può risultare una maschera.
La nostra società è fatta per uomini bianchi eterosessuali, con l’esclusione delle donne, lesbiche e gay. Per le conoscenze attuali il diritto naturale è uscito dagli schemi riproduttivi oltre che dalle categorie e contrapposizioni maschile-femminile, e le persone vanno verso la bisessualità, cioè vivono sempre di più la stessa intensità morale sia nelle relazioni gay o etero.
Ora sta a noi reprimere o far crescere adulto quel piccolo gay o lesbica che vi è dentro nel nostro DNA. Viviamo sempre più una realtà globale di uome e donni, dove i sessi ed i ruoli si sono mischiati, ed i mammi fanno le casalinghe, e le babbe fanno le soldatesse, ed anche le comamme lesbiche. Quindi anche in Italia si dovrà parlare agli alunni non solo di mamma e papà, ma anche di genitori omosessuali. E non usare termini come “Fai l’uomo”, che oltre a far ridere, possono risultare offensivi.
La libertà d’opinione ci deve essere, anche se l’ignoranza ed omofobia sono soprattutto italiane. E le aggressioni di bullismo vetero-machista anti-gay vanno sanzionate come nel resto d’Europa con pene severe.
Luciano Bartoli