Il nuovo show di Giorgio Panariello, “Faccio del mio meglio”, suscita delle critiche per alcune battute a sfondo omofobico. Lui si difende: “nel mio spettacolo non offendo i gay”, ma in seguito alle lamentele elimina le battute.
PANARIELLO, NEL MIO SPETTACOLO NON OFFENDO I GAY
“Ma come? Proprio perché amo fotografare la realtà credo di poter scherzare su una cosa che ritengo assolutamente normale”.
Replica così Giorgio Panariello raggiunto al telefono a pochi secondi dal debutto al Sistina a proposito della richiesta dell’Arcigay di togliere alcune battute dallo show. E aggiunge: “Così come scherzo sul fatto che nel 2007, gli uomini – io per primo – si mettono le cremine, così come scherzo su Briatore o sulla moda, così come scherzo sulle donne fanatiche per la forma fisica, così come scherzo sul mondo gay, sugli animali!
Cosa c’è di male? Amo tutti gli esseri umani, li amo per come sono. Belli e diversi uno dall’altro. E penso che sia proprio il vivere con i paraocchi che rende suscettibili quei signori che hanno scritto. Non ho nessun problema con i gay, ho tanti amici e partecipo con piacere alle battaglie per il riconoscimento dei loro diritti. Vorrei però suggerire a coloro che si lamentano, di imparare ad essere autoironici. I gay sono persone supersensibili, ricchi di ironia e di autoironia, e quelli che hanno visto lo spettacolo sanno che non offendo nessuno”.
Una delle lettere di denuncia:
Panariello non fa del suo meglio: Io, madre di gay, ero lì e me l’aspettavo, ero pronta a gridargli “vergogna!”,
Panariello, fa un bello spettacolo, con poetiche sorprese sceniche, poltically correct. Verso tutti? Non proprio. Domanda se ci sono amanti donne in sala, come per chiedere permesso di qualche lieve facezia, ma non aspetta che arrivi risposta.
Fa contenti ambientalisti e animalisti, che nobile quell’ insistere sulla foto di un cane dallo sguardo supplice! Ma uno spettacolo comico si puo’ reggere solo sui buoni sentimenti, oltre che sulle debolezze umane? Eh no, un po’ di volgarità ci vuole.
Sugli handicappati non sta bene, ebrei e musulmani sanno difendersi ringhiosamente, meglio lasciarli perdere, ma ci sono i gay! A loro non domanda se ce ne sono in sala, ma una cinquantina per ogni migliaio è quota sicura, più i parenti.
Che hanno pagato il biglietto per prendersi qualche bel pugno nello stomaco, a rovinargli la serata. Io, madre di gay, ero lì e me l’aspettavo, ero pronta a gridargli “vergogna!”, vista la sua tendenza (finta) a dialogare con il pubblico, ma ero troppo lontana e sopraffatta dalle risate del pubblico.
Vorrei fargli vedere qualche foto di ragazzi/e dallo sguardo ferito come il suo cagnetto!
Perchè qualcuno con qualche complessuccio si deve divertire a spese loro.
Avete mai visto una comica, tipo Litizzetto o Guzzanti, prendere in giro le lesbiche?
Avete mai visto donne infierire su altre donne perché lesbiche? come mai non succede? “I Cow-boys gay, eh no, questo proprio no!”
E giù variazioni sul tema. Già, un grande regista riesce con un film memorabile a smontare la diceria della femminilità dei gay, il pubblico recepisce ed accetta, ma arriva Panariello a rimettere gli stereotipi al loro posto. Grazie, ce n’era bisogno.
Arriveremo all’autoironia quandofinirano i delitti omofobi.
Prof. Claudia Toscano