Sabato sera, per la prima volta a Crema, e domenica pomeriggio, per la quarta volta a Cremona, si è tenuta un’edizione della scenografica manifestazione del movimento denominato “sentinelle in piedi”; gli appartenenti a questo movimento sostengono che occorre impedire l’approvazione di leggi che cercano di contrastare l’omofobia ed ogni forma di discriminazione contro gli omosessuali perché questo limiterebbe la loro libertà di discriminarli, ed inoltre che non bisogna riconoscere alcuna forma di famiglia al di fuori di quelle costituite con matrimonio tra un uomo e una donna perché riconoscerle significherebbe distruggere la vera famiglia.
Ci è incomprensibile capire come delle persone adulte possano ritenere pericolosa l’approvazione di una legge che vuole impedire delle discriminazioni, e che fra l’altro non limiterà in alcun modo la loro possibilità di dire quello che vogliono in merito agli omosessuali, come non è limitabile la mia libertà di dire che questo movimento ha i suoi fondamenti nell’ignoranza e nella discriminazione. Infatti a dispetto della modalità di manifestare apparentemente pacifica, questo movimento è portatore di una profonda carica di violenza e di odio nei confronti delle persone omosessuali, che non vengono considerate neppure degne di una legge che le tuteli dall’emarginazione e dalla violenza, ed al contempo, dietro la scusa di difendere la famiglia naturale, si cela la volontà di imporre il proprio modello di famiglia, arrogandosi il diritto di chiedere esplicitamente che le istituzioni pubbliche non riconoscano in alcun modo come parte della società le tante forme familiari che sono prassi comune del nostro tempo in ogni città del nostro paese, dalle madri single alle famiglie di conviventi etero ed omosessuali con e senza figli.
La risposta migliore che si può dare a questo movimento è di confrontarsi con la realtà che li circonda, una realtà che a fianco della “famiglia tradizionale” vede il proliferare, senza danno a nessuno, di molteplici forme di famiglia, famiglie che si affiancano a quella “tradizionale” senza minacciarla in alcun modo, e che chiedono solamente che i loro affetti ed i loro figli siano trattati come quelli di tutti gli altri dalle istituzioni pubbliche.
Gabriele Piazzoni
Presidente Arcigay Cremona “La Rocca”.